
LA CASA DI PIETRO
Alejandro Ortega Trillo
Gesù entrò nella casa di Pietro. Avvenne allora qualcosa di inaudito. Una moltitudine sentì nel suo cuore una “chiamata interiore”, una premura di uscire dalla propria casa per recarsi a quella del pescatore. Mentre vi si dirigevano, conversavano sorpresi di aver sentito la stessa chiamata. Una volti arrivati, la folla debordava dalla casa. «Tutta la città era riunita davanti alla porta», dice il Vangelo. Era il preludio della Chiesa, la cui etimologia greca (“ek-kalein”) significa “chiamata”, “convocazione” a “uscire fuori” per riunirsi in assemblea.
Ma che cosa c’era lì dentro? Un Maestro che insegnava con autorità, con parole di vita, con concetti divini in allegorie e parabole umane, con promesse che sulle sue labbra erano verità colme di consolazione. Anche oggi, la Chiesa è messaggio, è dottrina, è catechesi, è tesoro di fede che si fa parola, insegnamento perenne, istruzione alla speranza. La Chiesa è Maestra di vita; è prolungamento nel tempo del Gesù che predicò nella casa di Pietro; è profezia che, nell’ascolto dello Spirito, indica il cammino da seguire anche nelle vicissitudini umane.
Ma nella casa di Pietro non tutto fu parola. C’era lì anche un Uomo-Dio che accoglieva, toccava, guariva, esorcizzava, con un potere senza altro limite che quello dell’incredulità. Fintanto che c’era fede, il potere non mancava. La casa subito si riempì di miracoli e si svuotò di demòni, che uscivano, inesorabilmente espulsi. Nella Chiesa di oggi, Gesù continua a toccare e a guarire molte vite. Attraverso i sacramenti, Gesù tocca, cura, fortifica e trasforma l’essere umano nei momenti chiave della sua vita: quando nasce e quando muore; quando intraprende il cammino della propria vocazione e del proprio stato di vita; quando vive la quotidianità o patisce la malattia; quando pecca.
Quella di Pietro fu una casa dalle “porte aperte”. A nessuno fu negato l’ingresso. Ma la casa era piccola, e benché la folla fosse una sola, alcuni erano dentro e altri fuori. Anche oggi la Chiesa è piccola se si considera soltanto quanti sono “dentro”: quelli che ascoltano da vicino il messaggio e vivono abitualmente la fede e i sacramenti. Altri – la maggioranza – forse stanno fuori, ma non per questo si privano del messaggio e della forza che germogliano dalla Chiesa. In un modo che solo Dio conosce, la grazia di Cristo tocca anche le loro vite.
Molti club, associazioni, sale d’attesa, compresi locali e saloni per ricevimenti accolgono solamente un certo tipo di persone. La Chiesa esercita un “diritto di ammissione” assai differente. Non esclude nessuno. E, se è vero che certi peccati gravi comportano la pena della scomunica, la misura ha come fine unicamente quello di proteggere il Popolo di Dio e di curare il peccatore, allo scopo di accoglierlo di nuovo. Per la Chiesa nessuno ha il cuore tanto cattivo da dover restare fuori. Tutti sono benvenuti, fintanto che desiderano luce e salvezza. Lo sottolinea Papa Francesco nella sua esortazione Evangelii Gaudium: «Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale (...) La Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa» (n. 47).
La casa di Pietro quel pomeriggio, aprendo le sue porte, divenne gigantesca. Prolungò le sue dimensioni fino all’ultimo cuore che, nel corso dei secoli, si sarebbe avvicinato in qualche modo anche alla sua porta. La casa di Pietro oggi si chiama Chiesa. E ha ancora la porta aperta. Molte chiese non sono affollate come allora. In effetti, sono terribilmente vuote. Ma Gesù è sempre lì dentro, e prolunga nei secoli la sua attesa. E ogni volta che una persona entra in una chiesa con il cuore a pezzi e l’anima ammalata, magari una parola, magari un sacramento, possono bastare per guarirla.
aortega@legionaries.org Alejandro Ortega è sacerdote legionario di Cristo, ha conseguito la licenza in filosofia, un Master in studi classici, ed è conferenziere e scrittore. È autore dei libri “Vicios y virtudes” e “Guerra en la alcoba”. Attualmente esercita il suo ministero sacerdotale a Roma.
Alejandro Ortega Trillo
Gesù entrò nella casa di Pietro. Avvenne allora qualcosa di inaudito. Una moltitudine sentì nel suo cuore una “chiamata interiore”, una premura di uscire dalla propria casa per recarsi a quella del pescatore. Mentre vi si dirigevano, conversavano sorpresi di aver sentito la stessa chiamata. Una volti arrivati, la folla debordava dalla casa. «Tutta la città era riunita davanti alla porta», dice il Vangelo. Era il preludio della Chiesa, la cui etimologia greca (“ek-kalein”) significa “chiamata”, “convocazione” a “uscire fuori” per riunirsi in assemblea.
Ma che cosa c’era lì dentro? Un Maestro che insegnava con autorità, con parole di vita, con concetti divini in allegorie e parabole umane, con promesse che sulle sue labbra erano verità colme di consolazione. Anche oggi, la Chiesa è messaggio, è dottrina, è catechesi, è tesoro di fede che si fa parola, insegnamento perenne, istruzione alla speranza. La Chiesa è Maestra di vita; è prolungamento nel tempo del Gesù che predicò nella casa di Pietro; è profezia che, nell’ascolto dello Spirito, indica il cammino da seguire anche nelle vicissitudini umane.
Ma nella casa di Pietro non tutto fu parola. C’era lì anche un Uomo-Dio che accoglieva, toccava, guariva, esorcizzava, con un potere senza altro limite che quello dell’incredulità. Fintanto che c’era fede, il potere non mancava. La casa subito si riempì di miracoli e si svuotò di demòni, che uscivano, inesorabilmente espulsi. Nella Chiesa di oggi, Gesù continua a toccare e a guarire molte vite. Attraverso i sacramenti, Gesù tocca, cura, fortifica e trasforma l’essere umano nei momenti chiave della sua vita: quando nasce e quando muore; quando intraprende il cammino della propria vocazione e del proprio stato di vita; quando vive la quotidianità o patisce la malattia; quando pecca.
Quella di Pietro fu una casa dalle “porte aperte”. A nessuno fu negato l’ingresso. Ma la casa era piccola, e benché la folla fosse una sola, alcuni erano dentro e altri fuori. Anche oggi la Chiesa è piccola se si considera soltanto quanti sono “dentro”: quelli che ascoltano da vicino il messaggio e vivono abitualmente la fede e i sacramenti. Altri – la maggioranza – forse stanno fuori, ma non per questo si privano del messaggio e della forza che germogliano dalla Chiesa. In un modo che solo Dio conosce, la grazia di Cristo tocca anche le loro vite.
Molti club, associazioni, sale d’attesa, compresi locali e saloni per ricevimenti accolgono solamente un certo tipo di persone. La Chiesa esercita un “diritto di ammissione” assai differente. Non esclude nessuno. E, se è vero che certi peccati gravi comportano la pena della scomunica, la misura ha come fine unicamente quello di proteggere il Popolo di Dio e di curare il peccatore, allo scopo di accoglierlo di nuovo. Per la Chiesa nessuno ha il cuore tanto cattivo da dover restare fuori. Tutti sono benvenuti, fintanto che desiderano luce e salvezza. Lo sottolinea Papa Francesco nella sua esortazione Evangelii Gaudium: «Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale (...) La Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa» (n. 47).
La casa di Pietro quel pomeriggio, aprendo le sue porte, divenne gigantesca. Prolungò le sue dimensioni fino all’ultimo cuore che, nel corso dei secoli, si sarebbe avvicinato in qualche modo anche alla sua porta. La casa di Pietro oggi si chiama Chiesa. E ha ancora la porta aperta. Molte chiese non sono affollate come allora. In effetti, sono terribilmente vuote. Ma Gesù è sempre lì dentro, e prolunga nei secoli la sua attesa. E ogni volta che una persona entra in una chiesa con il cuore a pezzi e l’anima ammalata, magari una parola, magari un sacramento, possono bastare per guarirla.
aortega@legionaries.org Alejandro Ortega è sacerdote legionario di Cristo, ha conseguito la licenza in filosofia, un Master in studi classici, ed è conferenziere e scrittore. È autore dei libri “Vicios y virtudes” e “Guerra en la alcoba”. Attualmente esercita il suo ministero sacerdotale a Roma.